Minaccia radon, peggio dell'amianto

Un nuovo studio americano sul radon residenziale dimostrerebbe che, in un periodo di esposizione da 5 a 30 anni e di fronte a concentrazioni medie di questo gas di circa 3.0 picocurie per litro d'aria, c'è un aumento dall'11 al 21% del rischio di cancro ai polmoni.
Gli attuali livelli di radon in ambienti residenziali considerati pericolosi dall'Epa, l'Agenzia di Protezione Ambientale degli Stati Uniti, sono di 4.0 picocurie per litro.
L’analisi si basa sul più vasto set di dati sul radon mai messo insieme nel Nord America, e risulta in accordo con un'analisi simile su larga scala effettuata in Europa. Entrambi gli studi forniscono prove dirette e univoche sull'aumento del rischio di cancro ai polmoni anche di fronte a livelli di esposizione residenziale al radon inferiori a quelli indicati dall'Epa. Lo studio è stato pubblicato sul numero di marzo 2005 della rivista Epidemiology.

 

 

Il radon (un gas radioattivo, invisibile e inodore che viene prodotto in natura dal decadimento dell'uranio nel terreno) è considerato, dopo il fumo, il secondo fattore di rischio ambientale secondo l'Oms. L'Epa stima che ogni anno esso sia responsabile di circa 21.000 vittime per tumori al polmone.
L'esposizione della popolazione italiana a questo cancerogeno è stata valutata da un'ampia indagine nazionale svolta negli anni 1989-96 su un campione di 5.000 abitazioni. Lo studio, effettuato dall'Istituto Superiore di Sanità e dall'Anpa, in collaborazione con le Regioni, ha permesso di stimare che nell'1% delle case italiane (circa 200.000) vi sia una concentrazione di radon superiore ai 400 Bequerel al metro cubo e che nel 4% delle abitazioni (circa 800.000) si superano i 200 Bq/m3. Sulla base di questi risultati (e su indagini avviate nelle scuole di molte regioni), è stato stimato che il 5-15% dei circa 30.000 tumori polmonari che si verificano ogni anno in Italia siano attribuibili al radon.
In Italia, con la Legge 241/2000, che ha recepito direttive europee, siamo nella fase dell'obbligatorietà del monitoraggio della presenza del radon negli ambienti di lavoro. Tra gli obblighi per i datori di lavoro vi è quello di procedere alla misura delle concentrazioni di attività di radon. Il valore di riferimento è stato fissato in 500 Bequerel per metro cubo di concentrazione media in un anno. Sotto osservazione soprattutto gli ambienti interrati.
Alle Regioni spetta il compito di elaborare apposite mappe territoriali per la definizione delle aree da sottoporre a controllo. I laboratori pubblici impegnati nel controllo dei livelli ambientali di radon sono quelli dell'Istituto Superiore di Sanità, dell'Apat, dell'Ispel ed i laboratori regionali. In attesa della nomina della apposita Commissione, prevista dalla legge 241, che determini le linee guida del monitoraggio a livello nazionale, le Regioni stanno procedendo autonomamente. L'Enea è l'ente di riferimento per quanto riguarda la standardizzazione delle misure ed è all'avanguardia nel campo delle tecniche di misurazione e monitoraggio di questo gas.
Secondo il presidente del Comitato nazionale per la salubrità dell'aria, Claudio Del Medico Fasano, bisogna bonificare le costruzioni vecchie, a partire dalle scuole e dagli ospedali che sono gli edifici più a rischio, e quindi puntare a costruire “La Casa Ecologica” modulare che, rispetto a quelle 'tradizionali', costano addirittura 800-850 euro in meno al metro quadro. Questo tipo di costruzioni, 'a prova di radon' - ricorda Fasano - sono più presenti rispetto all'Italia nei paesi anglosassoni, in Svizzera, Germania e addirittura in Slovenia. In Italia le regioni più esposte al gas radon sono il Friuli, la Lombardia e il Lazio, in particolare il viterbese e la zona dei Castelli romani.