Città smart: in Italia se ne parla, nel mondo si costruiscono

Non ha senso costruire case ecologiche, in classe A o persino a consumi «quasi zero», se il quartiere, la città, l’ambiente circostante rimangono inquinati, trafficati, cementificati e brutti. Insomma, il futuro green non si può costruire individualmente, ognuno per conto suo.

CITTÀ SOSTENIBILI - Lo ricorda nel saggio Le città sostenibili il vice direttore generale di Legambiente, Andrea Poggio, un ecologista che ama la metropoli perché «l’aria di città rende liberi». E non è un ossimoro. «C’è un movimento culturale internazionale a sostegno della tesi che il domani sostenibile nascerà nelle città e non nel ritorno alla terra. Dagli esperimenti dei blogger su come si vive a impatto zero a New York fino all’esperienza degli eco-quartieri di Berlino o Amsterdam, il futuro dell’uomo sarà vivere in città sostenibili, non invadere con nuove conurbazioni il territorio circostante», spiega a Sette. «E il tema dell’abitare non può essere confinato tra le mura di un appartamento. Semmai, è come si vive nel condominio, nell’eco-comunità: si usa il tetto verde, i servizi energetici di vicinato, lo scambio di energie rinnovabili fra un’abitazione che le produce in eccesso e quella che non è autosufficiente. Il gruppo d’acquisto invade il quartiere, l’economia del kilometro zero s’installa al confine della città, dove iniziano la campagna, le carote, il latte, l’insalata».

DALLA CINA ALL'EUROPA - Utopia o realtà in costruzione? La recente assemblea nazionale degli architetti si è posta obiettivi concreti e una domanda: quando sorgerà il primo eco-quartiere d’Italia? Neppure Poggio sa dare una risposta. In tutto il Paese si stanno sviluppando progetti interessanti, da Ascoli Piceno a Monterotondo. Ma mentre noi siamo qui a scriverne, la città verde e smart è già realtà in Brasile, a Curitiba; la Cina ha posto le fondamenta del suo primo distretto di green economy nella nuova conurbazione di Caofeidian; Abu Dhabi inaugura l’avveniristica Masdar City. Insomma, la spinta deve venire per forza dal basso o sono più veloci da realizzare i progetti decisi a tavolino dagli urbanisti di Stato? «Vediamo chi arriva prima. Io credo sia impossibile costruire o pensare una città senza gli abitanti», risponde Poggio. «L’eco-quartiere deve essere un progetto condiviso da amministrazioni comunali, urbanisti, tecnici, progettisti e abitanti, come è avvenuto in alcune città storiche europee. A Stoccolma, Friburgo o Zurigo. L’abitare sostenibile è fatto di persone in carne e ossa oltre che di tecnologie. Non può esistere una smart city con una cittadinanza stupida. È inutile la tecnologia intelligente senza una comunità che la sa e la vuole usare».

MILANO - È l’occasione per parlare del Progetto Porta Nuova, a Milano. E l’analisi è amara: «Dentro lo storico quartiere dell’Isola c’è ormai un po’ di tutto, i grattacieli avveniristici, con le sedi della Regione Lombardia e di Unicredit, così come lo scheletro abbandonato del fallimento di Ligresti. Sa i vecchi abitanti come chiamano i nuovi palazzoni? La Dubai di Milano. Costruzioni a classe energetica superiore, certo, ma sono quasi tutti uffici». Il vice direttore di Legambiente ricorda che avrebbe potuto essere il primo quartiere d’Italia senza auto e porta a esempio l’area intorno alla nuova torre costruita da Renzo Piano a Londra per i Giochi olimpici: 7 mila posti di lavoro, 30 posti auto. «In Porta Nuova i posti auto sono 3 mila eppure, dal punto di vista dei servizi pubblici, non ha nulla da invidiare a Londra: c’è una stazione ferroviaria con l’alta velocità, cinque linee suburbane, due fermate della metropolitana di Milano, un sacco di tram e autobus. Insomma, un’occasione persa, pur essendo quello probabilmente il miglior nuovo quartiere di Milano».

ECODENSITÀ - Non è detto, comunque, che la città sostenibile del futuro, almeno in Italia, debba per forza essere tutta nuova. Contro il modello della «città infinita» che dall’America è arrivato fino a noi, fatto di casette a schiera e capannoni che si espandono intorno al nucleo urbano, Poggio propone il ritorno all’«ecodensità» della città storica che, dentro le mura, trovava i suoi spazi verdi. «Il dibattito politico s’interroga su come rilanciare il settore dell’edilizia, ma non si accorge che il nuovo mercato della casa è la manutenzione. Il tema su cui noi ambientalisti stiamo puntando è quello della rigenerazione urbana: la più grande opera che l’Italia deve intraprendere è ricostruire dentro le città senza consumare nuovo suolo, non costruire ponti sugli stretti o tunnel dei valichi». L’efficienza dell’«eco-densità».

MODELLI - Sono molte le città modello in Europa da cui prendere esempio. A differenza dell’Italia, dove i nuovi quartieri in costruzione scendono difficilmente sotto i 10 mila euro a metro quadro, altrove si guarda al socialhousing da 2-3 mila euro al metro quadro. Per migliorare la vita di tutti. Una ricerca dello studio Ambrosetti, think tank dell’economia di mercato italiana, dà i numeri della svolta: gli investimenti necessari per rendere smart la totalità dei sistemi urbani italiani ammonterebbero a 22 miliardi di euro l’anno sino al 2030. I vantaggi economici generati dal miglior funzionamento delle nostre città sarebbero però enormi: tra 128 e 160 miliardi di euro l’anno, pari all’8-10% del Pil attuale. E un investimento urbano sostenibile e smart porterebbe a un aumento del 10% in cinque anni del tempo “realmente libero” degli italiani».

Corriere della Sera

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